Frauen und Vorsorge

Le donne non sono sufficientemente informate

Testata di pubblicazione: Finanz und Wirtschaft
Data di pubblicazione: 12.09.2020

Signora Riedi, lei ha creato presso la Banca Cantonale Grigione, BCG, un team di progetto sul tema donne e previdenza. Nel frattempo si sono uniti altri otto colleghi di altri settori. Com’è nata questa iniziativa?

Annina Riedi: Sia sul lavoro che nella vita privata ho notato sempre più spesso che molte donne hanno informazioni insufficienti sulla loro pianificazione previdenziale. La maggior parte di loro non sa rispondere neppure alle domande più semplici, come l’entità del capitale di pensione finora risparmiato nel secondo pilastro. Vogliamo cambiare le cose.

 

«Abbiamo a che fare con un ampio spettro di situazioni di vita.»

 

Cosa rende così particolare la pianificazione previdenziale per le donne?

Dall’introduzione del sistema di rendita individuale in Svizzera, nel 1997, le donne che lavorano possono partecipare alla determinazione della loro previdenza per la vecchiaia. Con le nostre clienti, oggi abbiamo a che fare con un ampio spettro di situazioni di vita. Ci sono molte indipendenti, divorziate o altre che vivono in una famiglia patchwork. Grazie agli sviluppi sociali degli ultimi decenni, le donne dispongono inoltre di patrimoni crescenti. Molte lavorano per l’intera vita professionale, a tempo pieno o parziale. I modelli delle fasi di vita del passato, usati per la pianificazione patrimoniale, non sono più adeguati a questo spettro.

Cosa occorre?

Le donne hanno ora bisogno di più informazioni e consulenza e non conoscono tutti gli strumenti utili per ottimizzare la loro situazione previdenziale. L’offerta di informazioni in tale ambito è scarsa. Anche il know-how dei consulenti alla clientela e delle casse pensioni può migliorare ulteriormente.

Quale necessità nota in concreto?

La maggior parte delle donne inizia a occuparsi della previdenza troppo tardi. Si attivano solo quando capita qualcosa. Poco prima del pensionamento o in vista del divorzio, quando muore il partner, quando nascono i figli o per l’acquisto di un immobile. Sono tutti eventi determinanti per la situazione previdenziale. Ma spesso è già troppo tardi: qualche opportunità di ottimizzare il patrimonio di previdenza è già svanita. Una buona consulenza deve avvenire ben prima.

Quale sarebbe dunque il momento giusto?

In linea generale, prima è, meglio è. Per esempio all’inizio della vita professionale. Una consulenza ideale accompagna le clienti per l’intera vita lavorativa.

 

«Molte si chiedono se il denaro sia sufficiente per la vecchiaia.»

 

Quali sono i temi più urgenti con cui devono confrontarsi le sue clienti e cosa consiglia lei?

Stando alla nostra esperienza, le donne vogliono assumersi più responsabilità per la loro previdenza. Ma spesso non sanno come iniziare e da dove, tra gli obiettivi di vita, i desideri e le ambizioni. Poi molte si chiedono se il denaro sia sufficiente per la vecchiaia o se la copertura dei rischi è adeguata, per esempio in caso di invalidità. Le risposte a queste domande sono necessariamente individuali.

Quali ritiene siano le principali lacune in merito alle informazioni sulla previdenza per la vecchiaia?

Si comincia già dai meccanismi del sistema dei tre pilastri, che è molto complesso e non facile da capire. Soprattutto per le specificità dei singoli pilastri servono chiarimenti. Anche la situazione previdenziale personale è spesso poco nota. E molte donne non sono affatto al corrente delle opportunità di migliorare la loro situazione personale. Vogliamo agire in questo campo con consulenza e proposte su misura.

Perché queste lacune, soprattutto tra le donne?

Spesso le donne esitano a porre domande sulla loro situazione finanziaria. Gli uomini in questo sono più indipendenti e coraggiosi. Vogliamo colmare queste lacune quanto prima, perché conoscere la propria situazione previdenziale è il primo passo verso l’indipendenza.

Si può parlare della trappola del lavoro a tempo parziale?

Sì, anzi è un grande problema per le donne che lavorano. Ma ci sono possibilità con cui i datori di lavoro e le lavoratrici possono arginare il problema e cambiare un po’ le cose.

Come?

Prendiamo per esempio la deduzione di coordinamento, che è molto svantaggiosa per il calcolo del secondo pilastro, poiché nella maggior parte dei casi è assicurata solo la differenza rispetto al salario. Le casse pensioni la potrebbero eliminare del tutto o calcolarla in misura percentuale del grado di occupazione. Ma questa iniziativa deve provenire dal datore di lavoro. Con entrambe le possibilità, le occupate a tempo parziale beneficerebbero di un maggiore importo versato nel loro secondo pilastro. La legge le consente entrambe. Vediamo molti sforzi in questa direzione e sono sempre più le casse pensioni che adottano queste misure. Ma occorre informare i datori di lavoro e le lavoratrici, perché queste possibilità non sono affatto note.

Come fare in caso di lacune nell’attività lucrativa, per esempio in caso di pausa dal lavoro?

Le lacune nell’attività lucrativa possono essere colmate adeguatamente in presenza di un capitale sufficiente, a condizione che l’uscita dal lavoro venga pianificata per tempo. Ma purtroppo la maggior parte questo non lo sa.

Cosa ne pensa dell’aumento dell’età di pensionamento per le donne?

Esistono diversi meccanismi per garantire il finanziamento del sistema pensionistico. Ma si tratta di una decisione politica. Probabilmente la flessibilizzazione dell’età di pensionamento è inevitabile.

Il nostro sistema pensionistico è equo?

Il modello svizzero dei tre pilastri viene spesso ritenuto il migliore sistema pensionistico al mondo. E a ragione. Ma per attenuare le problematiche discusse, datori di lavoro e lavoratori devono sedersi a tavolino ed elaborare soluzioni congiunte. Non c’è altra scelta.

 

«Non c’è niente di male ad aumentare un po’ la pressione.»

 

Esistono, per esempio tra le casse pensioni, gruppi di lavoro con un focus simile alla Banca Cantonale Grigione?

Sì. Le casse pensioni sono consapevoli di questa tematica. Ma non c’è niente di male ad aumentare un po’ la pressione da parte delle lavoratrici, perché si smuova qualcosa. Anche le imprese medio-piccole cercano spesso il dialogo sul tema della pianificazione previdenziale per le donne.

La pandemia di coronavirus ha cambiato in qualche modo la consapevolezza delle parti coinvolte? C’è più panico nel sistema?

Speriamo che la crisi abbia aumentato la consapevolezza della popolazione in merito al tema donne e previdenza. Non serve a niente alimentare i timori. Occorre invece informare tempestivamente sulle possibilità a disposizione.

 

Annina Riedi
Annina Riedi è Responsabile Sales Asset Management e membro dei quadri di Banca Cantonale Grigione (BCG).

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